< Pagina:Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

— 112 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu{{padleft:120|3|0]]ragioni che me la rendono simpatica. L’uomo che ciancia, bisogna lasciarlo cianciare; egli si persuade di piacervi, e piacete tanto più a lui quanto più state a sentirlo. Ma non bisogna distrarsi, quando egli ha sciolto Giordano. Povero a voi, se egli si ferma per domandarvi approvazione, e voi siete col capo ad altro. Io, per esempio, quando mi fanno un discorso troppo lungo, penso volentieri ai fatti miei; ma uso l’avvertenza di collocare ad ogni tanto un “già„ un “sicuro„ un “è proprio così„ che mi vengono naturalissimi, facilissimi, senza bisogno di studiarci. Guardatevi per altro dalle interruzioni che escano dai generali. A me accadde un giorno di collocare un “e lui?„ che fece rimaner male l’amico.

— Ma che lui! — mi gridò egli stizzito. — Ti parlavo di lei.

— Ah sì, è vero; — rimediai alla meglio. — È stato un lapsus linguae. —

Torniamo alla signorina Wilson, che mi aveva lasciato dire a mia posta, e poi soggiunse, con accento malinconico:

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.