Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 131 — |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu{{padleft:139|3|0]]combinato. Proprio allora, col mio Teocrito in tasca, andavo a cercare il mio covo. E qui complimenti, si capisce, maraviglie ed ossequii da parte mia, che non potevo far altro; qualche bottata da parte sua; finalmente la pace.
— M’hanno detto, — incominciò essa allora con la sua vocina insidiosa di sirena, — che di là dal mulino c’è un luogo ombroso stupendo, e che Voi lo conoscete. Volete farne parte anche a me? —
Come dire di no? M’inchino, e l’accompagno. Si risale la strada a fianco del mulino e della sua ruota, immane mostro che dorme in quest’ora, mezzo al sole e mezzo all’ombra della sua buca, tutto vestito d’erba viscida lungo le pale nerastre. Là dietro si passa sopra un ponticello di legno, che corre tra la ruota e la gola del bottaccio, mettendoci dall’altra banda su d’un robustissimo terrapieno a scarpa, levato ad argine tra l’acqua alta e la prateria che va giù a conca, scendendo sempre e dilungandosi verso il gran viale dei pioppi. Per un tratto, dove è più profondo il