< Pagina:Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

— 136 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu{{padleft:144|3|0]]ventaglio, vi prego. Se volete, vi lascerò l’en-tout-cas. —

Sorrido dentro di me, parendomi d’essere il quarto satellite, e mi siedo accanto a lei, col suo ombrellino tra mani.

— È veramente un bel luogo, e molto poetico; — diss’ella, dopo aver guardato in giro con aria di somma compiacenza. — Ma non da venirci da soli. Io ci avrei paura, da sola.

— È sicurissimo; — risposi. — Corsenna non è un nido d’aquile; ma non ci sono neanche avvoltoi, nò sparvieri. Poi, qui dietro, a cento passi, c’è un casale, con quattro o cinque famiglie di contadini, tutta bravissima gente.

— Dio sa, — ripigliò la contessa, seguendo il suo filo e non il mio, — quante coppie felici saran venute qui a dirsi tante belle cose!

Peccato che non ce ne rimanga l’eco.

— Possiamo immaginarcele, contessa. Del resto, si può domandarne a quelle farfalle che passano, o a quegli uccellini che si rincorrono tra gli alberi....

— Pensando che noi siamo una di quelle

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.