Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 222 — |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu{{padleft:230|3|0]]aveva fatto santamente il Figlio dell’Uomo. E la fanciulla invasata di tanta passione per lui, da seguitarlo per via, da far giornate intiere di cammino a piedi, per andarlo a sentire quando predicava nei paesi vicini? Era impazzita, la poveretta, e avevano dovuto esorcizzarla.
Non aveva egli gettato un fascino su lei? Un fascino! povero padre Anacleto! Ci divenne furioso, e parve ossesso egli medesimo, in quel punto fatale. Certamente il demonio era penetrato in lui, per la via dell’orgoglio, ed oramai spadroneggiava in quella povera testa, che si era creduta così forte. E poichè perfidiava nel non voler riconoscere la impossibilità di vedere in terra la Gerusalemme celeste, poichè si ostinava a sostenere che la religione non fosse altro che un misterio d’amore tra Dio e la sua creatura, e peggio, delle creature tra loro, il padre Anacleto fu condannato alla massima pena, all’unica che togliesse per sempre lo scandalo, soffocandolo nell’in pace. Era necessario. Non si arrogava egli perfino la personalità divina? non lo avevano