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— E noi siamo due matti; — rincalzò Filippo. — Che ci vuoi fare?

— Scusino; — riprese Pilade, ammiccando; — ma allora... L’ho a dire?

— Parla; hai libertà di parola.

— Allora... perchè non vanno al manicomio?

— Perchè... — risposi io, sconcertato. — Perchè i matti non ci vanno mai colle lor gambe. E tu assisti frattanto al nostro duello.

— Duello! — esclamò Pilade, facendo bocca da ridere, da quello scimunito che voleva parere. — Con quelle spade?

— E con che? con un par di stecchini?

— Eh, a tavola, per esempio... dopo aver ben lavorato di forchetta, perchè no? Ma io volevo dire... volevo proporre... Oh, infine, sentano, poichè m’hanno data libertà di parola... Io sarò un asino, ma ho sempre sentito dire che un asino vivo val più d’un dottore morto...

ed anche, se lor signori s’infilzano, di due. Io dunque domando e dico; se hanno delle bizze da sfogare, c’è egli bisogno di spiedi? Se hanno da cavarsi il ruzzo dal capo, a che servono? Per rompersi la

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