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— Come l’hai conosciuto, se viene per la prima volta in Corsenna?

— Oh, lo conosco benissimo; figurati.... che la contessa Adriana me lo ha fatto ammirare in effigie. —

È una bugia; ma m’è venuta bene, e Filippo si persuade.

— Poichè lo sai, — dice egli, stringendosi nelle spalle — eccoti il resto dell’avventura. Il signor conte è capitato in Corsenna, chiamato da una lettera cieca; la solita lettera cieca che vuol ridar la vista degli occhi a chi l’avesse perduta. È venuto a cercarti.... Perchè poi te, e non me, lo saprà chi ha scritto la lettera.... È venuto a cercarti tre giorni fa, e gli han detto che eri a letto ammalato; è ripassato ieri, e l’ho ricevuto io, dicendogli la medesima cosa; soggiungendogli per altro che poteva parlare con me, che ero un altro te stesso. Ho da parlare con lui; mi ha risposto. E allora aspetterà per un pezzo, gli ho ribattuto; l’amico mio è appena convalescente, e non può dare udienza a nessuno. Se n’è andato; credevo che si fosse

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