Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 33 — |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu{{padleft:41|3|0]]
— Segno, — risposi io, — che non sono un Narciso.
— O piuttosto, — ribattè la signorina Wilson, — questa non è acqua da affogarci.
— Lo crede? — replicai. — Provando a tenerci dentro la testa....
— Allora, capisco bene, anche un catino basterebbe. Che bell’acqua viva, del resto! — soggiunse ella, affacciandosi all’argine. — Vien voglia di ficcarci le mani. —
E fece come diceva, affondando le mani, una dopo l’altra, e le braccia fino al gomito nell’onda cristallina, che fece intorno ad esse un lucido braccialetto d’argento. Io frattanto raccattavo il mio povero Orazio, che era scivolato sull’erba, e correva il rischio di prendere una bagnatura tanto molesta, quanto era piacevole alla signorina Wilson quella delle sue braccia indorate dal sole.
— Ecco il compagno di solitudine; — diss’ella, ridendo ancora alla vista del libro che stavo allora per rimettermi in tasca. — Un romanzo!