< Pagina:Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

— 46 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Barrili - Galatea, Milano, Treves, 1896.djvu{{padleft:54|3|0]]tato niente del mio fornimento; solo v’ho aggiunto un bel fiocco di cravatta a capi svolazzanti, che facesse un pochino di spicco, dando tono e grazia a tutto il restante.

Sciocchezze! ma chi non ne fa non ne conta.

C’erano le Berti, mamma, tre figliuole e due ragazzi, come a dire la chioccia e i pulcini. C’era la segretaria comunale, ma senza la sindachessa, che non aveva potuto muoversi da casa, essendo indisposto il primo magistrato di Corsenna. Si prevedeva, del resto; non già che fosse indisposto il sindaco, ma che la sindachessa, dopo aver detto di sì, facesse di no: era quello il suo modo di affermare la propria importanza. Giungevano in quel punto le Wilson, madre e figliuola; si faceva aspettare mezz’ora buona la contessa Quarneri, luminosa bellezza che non era mai pronta, ed aveva bisogno di comparire ultima sull’orizzonte, da quell’astro che era, e accompagnata dai suoi satelliti, come è costume degli astri. Appena giunta lei, ci mettemmo in cammino. Ricorderò, per amor d’esattezza, il commendator Matteini, un gentiluomo che

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.