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142 | al popolo italiano |
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Si ripete oggi a Milano e in altre città d’Italia
una pagina della storia del Risorgimento. Come
già nel ’48, nel ’59, nel ’60, nel ’66, anche ora
dalle terre irredente sono venuti nelle terre libere
a mille a mille i profughi. È lo stesso
antico ideale, la stessa fiamma che li spinge.
Ma lo stato d’animo dei profughi d’oggi non è
uguale a quello dei profughi di allora.
I profughi di quei tempi potevano avere dubbi sulla fortuna, non sui propositi del piccolo Piemonte o del Governo provvisorio di Milano, non sul programma di Vittorio Emanuele e di Garibaldi.
La guerra liberatrice era sicura. Potea solo esser questione di tempo. Ma la volontà di portare a compimento l’unità d’Italia era in tutti i patrioti, era nel Governo, nell’esercito, nel popolo. Le commissioni dei profughi trentini furono ripetutamente accolte dal Re, dai ministri, ebbero l’appoggio di Garibaldi e di Mazzini e le promesse loro fatte furono mantenute.
Mantenute con la affermazione dei diritti nostri nei congressi diplomatici; mantenute con le armi dai corpi franchi nel ’48 e da Garibaldi purtroppo impedito nella sua marcia attraverso il Tonale nel 1859; mantenute con le congiure del ’63 e ’64; mantenute infine con l’impeto dei bersaglieri giunti alle porte di Trento nel ’66 e