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Pietro Bembo - Rime

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CXX.

Signor del ciel, s’alcun prego ti move,
volgi a me gli occhi, questo solo, e poi,
s’io ‘l vaglio, per pietà coi raggi tuoi
porgi soccorso a l’alma e forze nove;4

tal ch’Amor questa volta indarno prove
tornarmi ai già disciolti lacci suoi.
Io chiamo te, ch’assecurar mi puoi:
solo in te speme aver posta mi giove.8

Gran tempo fui sott’esso preso e morto;
or poco o molto a te libero viva,
e tu mi guida al fin, tardi o per tempo.11

Se m’ha falso piacer in mare scorto,
vero di ciò dolor mi fermi a riva:
non è da vaneggiar omai più tempo.14

CXXI.

O pria sì cara al ciel del mondo parte,
che l’acqua cigne e ‘l sasso orrido serra,
o lieta sovra ogni altra e dolce terra,
che ‘l superbo Appennin segna e diparte,4

che giova omai, se ‘l buon popol di Marte
ti lasciò del mar donna e de la terra?
Le genti a te già serve or ti fan guerra,
e pongon man ne le tue treccie sparte.8

Lasso, né manca de’ tuoi figli ancora
chi, le più strane a te chiamando, inseme
la spada sua nel tuo bel corpo adopre.11


Letteratura italiana Einaudi 74

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