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  Voi siete tutto sopra questa scena;
  Non pensate, non siete una comparsa.
  Bevete all’aria torba e alla serena,
  E il vostro bere è tutta una bevuta
  Da colezione fino a dopo cena.
  Voi bevereste infino la cicuta
  Mescolata col vino, e il vetriolo
  Tinto in rosso berreste all’insaputa.
  Anche l’aceto, il so, vi va a fagiuolo,
  Perchè è parente del vino; e, se matto
  Diventate, credendovi un orciuolo
  Ammattirete; e, questo è un detto e un fatto:
  Non v’ho sentito io spesso in voce chioccia
  D’un’estasi esclamare nello scatto:
  – Com’è vaga la forma della boccia!
  E se piovesse invece d’acqua vino,
  Bramerei convertirmi in una doccia. –
  Agnol terrestre, e Poeta divino,
  E Avvocato Pisano in un’essenza,
  Voi siete un bevitore uno e trino.
  Siete del ber la pratica e la scienza,
  Un’osteria colle mani e co’ piedi,
  In genere di fiasco una potenza.
  O sommo Giove, è ben che ci provvedi,
  Non tinger più le nuvole di rosso;
  Se no, cose vedrai che tu non credi.
  Quest’Agnolo terren vedrai, che, scosso
  Il suo carco mortal, si leva a volo,
  E le nuvole rosse a più non posso
  T’inghiottisce dall’uno a l’altro polo;
  E se mai tu facessi il mar rossiccio,
  In un attimo sol ti beve un molo.
  Non ti venisse mai, Giove, il capriccio
  Di scender giù di porpora coperto;
  Ti vedrei, sommo Giove, in un impiccio.

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