< Pagina:Boiardo - Orlando innamorato I.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.
106 orlando innamorato [St. 67-70]

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Boiardo - Orlando innamorato I.djvu{{padleft:116|3|0]]

67 E s’io volessi te remeritare,
  Non bastarebbe mia possanza umana.
  Questo libretto voglilo accettare,
  Che è de virtù mirabile e soprana,
  Perchè ogni dubbioso ragionare
  Su queste carte si dichiara e spiana. -
  E, donatogli il libro, disse: - Addio! -
  E molto allegro da lui se partio.

68 Orlando s’arestò col libro in mano,
  E fra se stesso comincia a pensare;
  Mirando al scoglio che è cotanto altano,
  Ad ogni modo in cima vôl montare,
  E vôl veder quel mostro tanto istrano,
  Che ogni dimanda sapea indivinare.
  E sol per questo volea far la prova,
  Per saper dove Angelica si trova.

69 Passa nel ponte con vista sicura,
  Chè già non lo divieta quel gigante.
  Egli ha provata Durindana dura,
  Dàgli la strata: Orlando passa avante.
  Per una tomba tenebrosa e oscura
  Monta alla cima quel baron aitante,
  Dove, entro a un sasso rotto per traverso,
  Stava quel mostro orribile e diverso.

70 Avea crin d’oro e la faccia ridente
  Come donzella, e petto di lione,
  Ma in bocca avea di lupo ogni suo dente,
  Le braccie d’orso e branche di grifone,
  E busto e corpo e coda di serpente;
  L’ale depinte avea come pavone.
  Sempre battendo la coda lavora,
  Con essa e sassi e il forte monte fora.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.