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[St. 15-18] libro i. canto vi 115

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15 Solitario è quel loco e sì diserto,
  Che rare volte gli venìa persona.
  Legato è il conte sotto il celo aperto;
  Ogni speranza al tutto l’abandona.
  Perduto è de l’ardire ogni suo merto:
  Non gli val forza, nè armatura buona.
  Senza mangiare un dì stette in quel loco,
  E quella notte dormì molto poco.

16 Così quel giorno e la notte passava;
  Cresce la fame, e la speranza manca.
  A ciò che sente d’intorno, guardava:
  Ed ecco un frate con la barba bianca.
  Come lo vidde, il conte lo chiamava,
  Quanto levar puotea la voce stanca:
  - Patre, amico de Dio, donami aiuto!
  Ch’io sono al fin della vita venuto. -

17 Forte si meraviglia il vecchio frate,
  E tutte le catene va mirando;
  Ma non sa come averle dischiavate.
  Diceva il conte: - Pigliate il mio brando,
  E sopra a me questa rete tagliate. -
  Rispose il frate: - A Dio te racomando,
  S’io te occidessi, io serìa irregulare;
  Questa malvagità non voglio fare. -

18 - Stati securo in su la fede mia, -
  Diceva Orlando - ch’io son tanto armato,
  Che quella spada non mi tagliaria. -
  Così dicendo tanto l’ha pregato,
  Che il monaco quel brando pur prendia:
  Apena che di terra l’ha levato.
  Quanto può l’alcia sopra alla catena:
  Non che la rompa, ma la segna apena.

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