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[St. 47-50] libro i. canto vii 141

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47 Dicea Gradasso a lui: - Tu dici bene,
  Ma non creder però per quel ben dire
  Di andarne tu, se Baiardo non viene.
  Sia chi si vôle, egli è de molto ardire.
  Voi seti qui tutti presi con pene,
  E lui vôl meco a battaglia venire.
  Or se ne venga, e sia pur bon guerrero,
  Ch’io son contento; ma mena il destriero.

48 Ma s’io guadagno per forza il ronzone,
  Io pur far posso de voi il mio volere,
  Nè son tenuto alla condizïone,
  Se non m’aveti il patto ad ottenere. -
  O quanto era turbato il re Carlone!
  Chè, dove il crede libertade avere,
  E stato, e robba, ed ogni suo barone,
  Perde ogni cosa; e un paccio ne è cagione.

49 Astolfo, come prima apparve il giorno,
  Baiardo ha tutto a pardi copertato;
  Di grosse perle ha l’elmo al cerchio adorno
  Guarnito, e d’ôr la spada al manco lato.
  E tante ricche petre aveva intorno,
  Che a un re de tutto il mondo avria bastato:
  Il scudo è d’oro; e su la coscia avia
  La lancia d’ôr, che fu de l’Argalia.

50 Il sole a punto alora si levava,
  Quando lui giunse in su la prataria.
  A gran furore il suo corno sonava,
  E ad alta voce dopo il suon dicia:
  - O re Gradasso, se forse te grava
  Provarti solo alla persona mia,
  Mena con teco il gran gigante Alfrera,
  E, se te piace, mille in una schiera.

«. P. E quel. — 10. MI. e Mr. Io posso far de voi pur il : P. Io posso far de voi il. — 21. T. e MI. pietre.

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