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162 orlando innamorato [St. 55-58]

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55 Sì come apparve il giorno il sol lucente,
  Ranaldo dentro al muro è giù calato,
  E fu una porta alciata: incontinente
  Esce ’l mostro diverso e sfigurato.
  Sì forte batte l’uno a l’altro dente,
  Che ciascun sopra al muro è spaventato,
  Nè di star tanto ad alto se assicura:
  Altri se asconde e fugge per paura.

56 Solo è Ranaldo lui senza spavento:
  Armato è tutto, ed in mano ha Fusberta.
  Ma credo io che a voi tutti sia in talento
  Di quel mostro saper la forma aperta.
  Acciò che abbiati il suo cominciamento,
  Fièllo il demonio, questa è cosa certa,
  Del seme de Marchin, che ’n corpo porta
  Quella donzella che da lui fu morta.

57 Egli era più che un bove di grandezza:
  Il muso aveva proprio di serpente;
  Sei palme avea la bocca di longhezza,
  Ben mezo palmo è lungo ciascun dente.
  La fronte ha de cingiale, in tal fierezza
  Che non si può guardarla per nïente;
  E di ciascuna tempia usciva un corno,
  Che move a suo piacere e volge intorno.

58 Ciascuno corno taglia come spata;
  Mugia con voce piena di terrore,
  La pelle ha verde e gialla e varïata
  Di negro e bianco e di rosso colore;
  Avea la barba sempre insanguinata,
  Occhi di foco e guardo traditore;
  La mano ha d’omo ed armata de ungione
  Maggior che quel de l’orso o del leone.

5. T. e MI. a V altro. — 9. P. R. allor. — 15-16. P. avea Quella donz cui die morte rea. — 28. MI. e P. negro, bianco.

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