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170 orlando innamorato [St. 19-22]

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19 Non crediati che sia maggior iniuria
  Che alla donna che chiede, esser sprezzata.
  Tutte hanno in odio che la sua lussuria
  Gli possa essere in viso improperata;
  Ma questa dispettosa e trista furia
  Angelica non mosse in questa fiata:
  Tanto portava a quel barone amore,
  Che ogni sua ingiuria a lei parea minore.

20 Ella rispose: - Io farò il tuo volere,
  E se altro far volessi, io non potrei:
  S’io pensassi morendo a te piacere,
  Adesso con mia man me occiderei.
  Ma tu m’hai bene in odio oltra al dovere!
  A ciò me en testimonii omini e dei;
  Sol il sprezarmi è ’l mal che mi pôi fare,
  Ma che io non te ami, non me pôi vetare. -

21 Così dicendo nel campo discende,
  Ove rugiava lo animal spietato,
  E la corda alaciata giù distende,
  Poi quel pan della cera ebbe gettato.
  Quel crudel mostro in bocca presto il prende:
  L’un dente e l’altro insieme è impegolato;
  Mugia saltando e cerca uscir de impaccio:
  Al primo salto fu gionto nel laccio.

22 Così legato il lasciò la donzella,
  E lei si dipartì subitamente.
  Era levato già la chiara stella
  Che vien davanti al sole in orïente:
  Vede Ranaldo quella bestia fella,
  Che ha la bocca di pece piena e il dente;
  E poi legata per cotal maniera,
  Che mover non si può dal loco ove era.

19. T, Quella corda alciata; Mr. la corda alciata; P. la e. allacciata. — 26. P. E 81 dipartì poi. — 27. MI., Mr. e P. levato. — 30-31. P. dente, E poi.

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