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[St. 19-22] | libro i. canto xi | 205 |
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19 Chè ciascun turco e ciascadun circasso,
Ciascun di Tribisonda e di Soria,
E gli altri tutti che al presente lasso,
Perchè dietro a Torindo ognun seguia,
Ne’ Tartari ferirno con fraccasso,
Contra a quei de Mongalia e di Rossia.
Ecco di sopra si lieva il polvino,
Chè da quel canto gionge Trufaldino,
20 Quel di Baldache, ch’è tanto potente.
Or comincia la zuffa smisurata,
Chè cento millia è tutta la sua gente,
Che in una schiera vien stretta e serrata.
Agricane a tal cose pone mente,
E vede la sua gente sbarattata;
E, vòlto a Sacripante, disse: - Sire,
Le vostre gente han fatto un gran fallire.
21 A te ben ne darò bon guidardone:
Tu prova contra a’ mei quel che pôi fare. -
L’un va di qua, di là l’altro barone,
E comincia le schiere a sbarattare,
Menando i brandi con distruzïone.
Mai tanta gente se ebbe a consumare,
Chè trenta falcie più non fan nel prato,
Quanti ciascun di loro oggi ha tagliato.
22 Agricane inscontrò con Trufaldino.
Vede quel falso che non può campare;
Fassegli inanzi sopra del camino,
Dicendo: - Ben di me ti pôi vantare,
Se tu me abatti sopra de un roncino,
E il tuo destriero al mondo non ha pare!
Lascia il vantaggio, come il dover chiede,
Che alla battaglia te desfido a piede. -
7 T., MI. e P. il. — 8. MI. gionse. — 18. MI. e P. cosa. — 16. MI. e P nostre. — 18. T. a me,; P. ai miei. — 30. P. destrier vel.