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224 orlando innamorato [St. 39-42]

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39 Come se vide, fu gran meraviglia,
  Chè esser credette quel che già non era;
  E la sua faccia candida e vermiglia
  Parve di serpe terribile e fera.
  Lei paurosa a fuggir se consiglia,
  E via per l’aria se ne va leggiera;
  Il baron franco, che partir la sente,
  Gli occhi disciolse a sè subitamente.

40 Quinci andò al tronco, poi che era fuggita
  Quella Medusa, falsa incantatrice,
  Che, de la sua figura sbigotita,
  Avea lasciata la ricca radice.
  Prasildo un’alta rama ebbe rapita,
  E smontò in fretta, e ben si tien felice;
  Venne alla porta che guarda Ricchezza,
  Che non cura virtute o gentilezza.

41 Tutta de calamita era la entrata,
  Nè senza gran romor se puote aprire.
  Il più del tempo si vede serrata:
  Fraude e Fatica a quella fa venire.
  Pur se ritrova aperta alcuna fiata,
  Ma con molta ventura convien gire.
  Prasildo la trovò quel giorno aperta,
  Perchè de mezo il ramo fece offerta.

42 De qui partito torna a caminare;
  Or pensa, cavallier, se egli è contento,
  Che mai non vede l’ora de arrivare
  In Babilonia, e parli un giorno cento.
  Passa per Nubia, per tempo avanzare,
  E varcò il mar de Arabia con bon vento;
  Sì giorno e notte con fretta camina,
  Che a Babilonia gionse una matina.

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