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226 orlando innamorato [St. 47-50]

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47 Aveva Iroldo il lamento ascoltato
  Che facea la fanciulla sopra al letto,
  Però che egli improviso era arivato,
  Ed avea inteso ciò ch’ella avea detto.
  Senza parlare a lei si fo accostato,
  Tiensela in braccio e strenge petto a petto;
  Nè solo una parola potean dire,
  Ma così stretti se credean morire.

48 E sembravan duo giacci posti al sole,
  Tanto pianto ne li occhi gli abondava;
  La voce venìa meno a le parole,
  Ma pur Iroldo alfin così parlava:
  "Sopra a ogni altro dolore al cor mi dole
  Che del mio dispiacer tanto ti grava,
  Perchè aver non potrebi alcun dispetto
  Che a me gravasse, essendo a te diletto.

49 Ma tu cognosci bene, anima mia,
  Che hai tanto senno e tal discrezïone,
  Che, come amor se gionge a zelosia,
  Non è nel mondo maggior passïone.
  Or così parve alla sventura ria
  Ch’io stesso del mio mal fossi cagione;
  Io sol te indussi la promessa a fare,
  Lascia me solo adunque lamentare.

50 Soletto portar debbo questa pena,
  Chè ti feci fallire al tuo mal grato;
  Ma pregoti, per tua faccia serena
  E per lo amor che un tempo m’hai portato,
  Che la promessa attendi integra e piena,
  E sia Prasildo ben remeritato
  Della fatica e del periglio grande
  A che se pose per le tue dimande.

o. MI. e Mr. che iiaprociso; V. che cV improvviso. — 20, MI., Mr. e 1^ ìvaia. la. — 26. P, Ch' io.

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