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240 | orlando innamorato | [St. 11-14] |
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11 Per questo fo il gigante sbigotito,
E vede ben che li convien morire;
De le due piaghe ha un dolore infinito,
Nè quasi in piedi se può sostenire;
Onde turbato prese il mal partito
Di far con seco Ranaldo perire:
Corre alla tana, e con molto fraccasso
Dislega i duo grifon dal forte sasso.
12 Il primo tolse quel gigante in piede,
E via per l’aria con esso ne andava;
Tanto è salito, che più non se vede.
L’altro verso Ranaldo se aventava,
Chè di portarsi il baron forse crede;
Con le penne aruffate zuffellava,
L’ale ha distese ed ogni branca aperta;
Ranaldo mena un colpo di Fusberta.
13 E già non prese in quel ferire errore:
Ambe le branche ad un tratto tagliava.
Sentì quello uccellaccio un gran dolore;
Via va cridando, e mai più non tornava.
Ecco di verso il celo un gran romore:
L’altro grifone il gigante lasciava.
Non so se camparà di quel gran salto:
Più de tre mila braccia era ito ad alto.
14 Roïnando venìa con gran tempesta:
Ranaldo il vede giù del cel cadere;
Pargli che al dritto venghi di sua testa,
E quasi in capo già sel crede avere.
Lui vede la sua morte manifesta,
Nè sa come a quel caso provedere;
Per tutto ove egli fugge, o sta a guardare,
Sembra il gigante in quella parte andare.
10. P. esso volava. — 12. Mr, avantava. — 24. P. in alto. - 32. Mr. e P. al gigante.