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[St. 47-50] | libro i. canto xiii | 249 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Boiardo - Orlando innamorato I.djvu{{padleft:259|3|0]]
47 Sopra di quello è il cavallier salito,
E via cavalca con la damisella,
Ma poco andâr, e il giorno fo sparito:
Ciascun di lor dismonta dalla sella.
Sotto ad uno albro è Ranaldo adormito,
Dorme vicino a lui la dama bella;
Lo incanto della Fonte de Merlino
Ha tolto suo costume al paladino.
48 Ora li dorme la dama vicina:
Non ne piglia il barone alcuna cura.
Già fo tempo che un fiume e una marina
Non avrian posto al suo desio misura;
A un muro, a un monte avria data roina
Per star congionto a quella creatura;
Or li dorme vicina e non gli cale:
A lei, credo io, ne parve molto male.
49 Già l’aria se schiariva tutta intorno
Abenchè il sole ancor non se mostrava;
Di alcune stelle è il cel sereno adorno,
Ogni uccelletto agli arbori cantava;
Notte non era, e non era ancor giorno.
La damisella Ranaldo guardava,
Però che essa al mattino era svegliata;
Dormia il barone a l’erba tutta fiata.
50 Egli era bello ed allor giovenetto,
Nerboso e asciutto, e de una vista viva,
Stretto ne’ fianchi e membruto nel petto:
Pur mo la barba nel viso scopriva.
La damisella il guarda con diletto,
Quasi, guardando, di piacer moriva;
E di mirarlo tal dolcezza prende,
Che altro non vede ed altro non attende.
- ì. mi. e P, che il. — 5. Mr. alìjoro] P. Sotto imo arhor ?. — 8. P. il Séto.
15. P. vicino ; MI. o T. glien.