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250 orlando innamorato [St. 51-54]

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51 Sta quella dama di sua mente tratta,
  Guardandosi davanti il cavalliero.
  Or dentro quella selva aspra e disfatta
  Stava un centauro terribile e fiero;
  Forma non fo giamai più contrafatta,
  Però che aveva forma di destriero
  Sino alle spalle, e dove il collo uscia
  E corpo e braccie e membra d’omo avia.

52 De altro non vive che di cacciasone,
  Per quel deserto che è sì grande e strano;
  Tre dardi aveva e un scudo e un gran bastone,
  Sempre cacciando andava per quel piano;
  Alora alora avea preso un leone,
  E così vivo sel portava in mano.
  Rugge il leone e fa gran dimenare;
  Per questo se ebbe la dama a voltare,

53 Ed altramenti sopra li giongìa
  Tutto improviso il diverso animale.
  E forse che Ranaldo occiso avria:
  Molto comodo avia di farli male.
  La damisella un gran crido mettia:
  - Donaci aiuto, o Re celestïale! -
  A quel crido se desta il baron pronto,
  E già il centauro è sopra di lor gionto.

54 Ranaldo salta in piede e il scudo imbraccia,
  Benchè il gigante l’avea fraccassato;
  E quel centauro di spietata faccia
  Getta il leon, che già l’ha strangolato.
  Ranaldo adosso a lui tutto se caccia:
  Quel fugge un poco, e poi se è rivoltato,
  E con molta roina lancia un dardo;
  Stava Ranaldo con molto riguardo,

7. P. omm. e. — 8. P. e testa d'. — 11. P. aveva, un scudo e un bastone. — 20. T. e MI. commodo.

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