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[St. 11-14] libro i. canto xiv 255

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11 Dentro a quella citade era rinchiuso,
  E fa soletto quella ardita guerra:
  Il popol tutto quanto ha lui confuso.
  Sappiati che Albracà, la forte terra,
  Da uno alto sasso calla al fiume giuso,
  E da ogni lato un mur la cinge e serra,
  Che se dispicca da il castello altano,
  Volgendo il sasso insino al monte piano.

12 Sopra del fiume ariva la murata,
  Con grosse torre e belle a riguardare.
  Quella fiumana Drada è nominata,
  Nè estate o verno mai se può vargare.
  Una parte del muro è qui cascata:
  Quei della terra non hanno a curare,
  Chè il fiume è tanto grosso e sì corrente,
  Che di battaglia non temon nïente.

13 Ora io vi dissi sì come Agricane
  Fa la battaglia dentro alla citate;
  Re Sacripante è con seco alle mane,
  Con gente della terra in quantitate.
  Prove se fier’ dignissime e soprane
  Per l’uno e l’altro, e sopra l’ho narrate;
  E lasciai proprio che una schiera nova
  Dietro alle spalle de Agrican se trova.

14 Nulla ne cura quel re valoroso,
  Ma con molta roina è rivoltato;
  Mena a due mane il brando sanguinoso.
  Questo novo trapel che ora è arivato,
  Era un forte barone ed animoso,
  Torindo il Turco, che era ritornato
  Con molta di sua gente in compagnia;
  Per altre parte gionse a questa via.

U. Mr. popul. — 5. T,, MI. u Mr. (jioso. — 18. MI. Facia,

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