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[St. 7-10] libro i. canto xvi 287

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7 Chè tutti quanti, gente maledetta,
  Prima che il sole a sera gionto sia,
  Vi tagliarò col brando in pezzi e in fetta,
  E spargerove per la prataria;
  Perchè in eterno mai non se rasetta
  A nascer de voi stirpe in Tartaria
  Che faccia tal vergogna al suo paese,
  Come voi fate nel campo palese. -

8 Quel populaccio tremando se crola
  Come una legier foglia al fresco vento,
  Nè se avrebbe sentito una parola,
  Tanto ciascuno avea de il re spavento.
  Trasse Agricane sua persona sola
  Fuor della schiera, e con molto ardimento
  Pone alla bocca il corno e suona forte:
  Ribomba il suono e carne e sangue e morte.

9 Orlando, che ben scorge in ogni banda
  Del re Agricane il smisurato ardire,
  A Iesù Cristo per grazia dimanda
  Che lo possa a sua fede convertire.
  Fassi la croce e a Dio si racomanda,
  E poi che vede il Tartaro venire,
  Ver lui se mosse con molto ardimento:
  Il corso de il destrier par foco e vento.

10 Se forse insieme mai scontrâr due troni,
  Da levante a ponente, al cel diverso,
  Così proprio se urtarno quei baroni;
  L’uno e l’altro a le croppe andò riverso.
  Poi che ebber fraccassato e lor tronconi
  Con tal ruina ed impeto perverso,
  Che qualunque era d’intorno a vedere,
  Pensò che il cel dovesse giù cadere.

Ì6. MI. P. Himhomba. — 2H. MI. e T. alla croppe.

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