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[St. 3-6] libro i. canto xvii 303

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3 Nel dolce tempo di mia età fiorita
  Fu’io di quella dama possessore,
  E fu la voglia mia sì seco unita,
  Che nel suo petto ascoso era il mio core.
  Ad altri la concessi alla finita:
  Pensa se a questo fare ebbi dolore!
  Lasciar tal cosa è dôl maggiore assai
  Che desïarla e non averla mai.

4 Come una parte de l’anima mia
  Da il cor mi fosse per forza divisa,
  Fuor di me stesso vivendo moria,
  Pensa tu con qual modo ed a qual guisa!
  Due volte tornò il sole alla sua via
  Per vinte e quattro lune, alla recisa,
  Ed io, sempre piangendo, andai mischino
  Cercando il mondo come peregrino.

5 Il lungo tempo e le fatiche assai
  Ch’io sosteneva al diverso paese,
  Pur me alentarno gli amorosi guai
  De che ebbi l’osse e le medolle accese;
  E poi Prasildo, a cui quella lasciai,
  Fo un cavallier sì prodo e sì cortese,
  Che ancor me giova avermi per lui privo,
  E sempre giovarà, se sempre vivo.

6 Or, seguendo la istoria, io me ne andava
  Cercando il mondo, come disperato,
  E, come volse la fortuna prava,
  Nel paese de Orgagna io fu’ arivato.
  Una dama quel regno governava,
  Chè il suo re Poliferno era asembrato
  Con Agricane insieme, a far tenzone
  Per una figlia de il re Galafrone.

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