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[St. 11-14] libro i. canto xvii 305

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11 Il nome de ciascuno era signato
  Insieme de una dama e cavalliero;
  E così ne era a divorar mandato
  Quel par che alla pregione era primiero.
  Or, stando in questa forma impregionato,
  Nè avendo de campare alcun pensiero,
  La ria fortuna che me avia battuto,
  Per farmi peggio ancor, mi porse aiuto.

12 Perchè Prasildo, quel baron cortese
  Per cui dolente abandonai Tisbina
  E Babilonia, il mio dolce paese,
  Ebbe a sentir de mia sorte meschina.
  Io non sapria già dir come lo intese;
  Ma giorno e notte lui sempre camina,
  E, con molto tesoro, iscognosciuto
  Fu ne’ confini de Orgagna venuto.

13 Ivi se pose quel baron soprano
  Per il mio scampo molto a praticare,
  E proferse grande oro al guardïano,
  Se di nascosto me lasciava andare;
  Ma poi che egli ebbe ciò tentato in vano,
  Nè a prieghi o prezo lo pote piegare,
  Ottenne per danari o per bel dire
  Che, per camparmi, lui possa morire.

14 Così fui tratto della pregion forte,
  E lui fo incatenato al loco mio.
  Per darmi vita, lui vôl prender morte:
  Vedi quanto è il baron cortese e pio!
  Ed oggi è il giorno della trista sorte,
  Che lui serà condotto al loco rio
  Dove il serpente e miseri divora;
  Ed io quivi lo aspetto ad ora ad ora.

2. P. e un. — 22. MI. o Mr. potè; P. j>o«è. - 23. MI., Mr. e P. o per. - 32. Mr. qui.

Boiardo. Orlando innamorato. Voi. I. 20

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