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[St. 23-26] libro i. canto xviii 325

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23 Marfisa de stupore alciò le ciglia,
  Quando vide il destrier sì presto gire;
  Ritorna adrieto e il suo brando repiglia,
  E poi di novo se il pose a seguire;
  Ma già longe è Ranaldo a meraviglia,
  E come prima venne a resentire,
  Verso Marfisa volta con gran fretta,
  Voluntaroso a far la sua vendetta.

24 E’ se sentia di sangue pien la faccia,
  Ed a se stesso se lo improperava,
  Dicendo: "Ove vorrai che mai se saccia
  La tua codarda prova, anima prava?
  Ecco una feminella che te caccia!
  Or che direbbe il gran conte di Brava,
  Se me vedesse qua nel campo stare
  Contro una dama e non poter durare?"

25 Così dicendo il principe animoso
  Stringe Fusberta, il suo tagliente brando,
  E vien contra a Marfisa forïoso.
  Ora voglio tornar al conte Orlando,
  Qual, come io dissi, sì come amoroso
  De Angelica, se mosse al suo comando
  Per dare al prodo Galafrone aiuto,
  Che alla battaglia avea il campo perduto.

26 Chi lo vedesse entrare alla baruffa,
  Ben lo iudicarebbe quel che egli era;
  Lui questo abatte e quell’altro ribuffa,
  Atterra ogni pennone, ogni bandiera.
  Or se incomincia la terribil zuffa;
  Fuggia degl’Indïan rotta la schiera,
  E va per la campagna in abandono:
  Sempre alle spalle i Tartari li sono.

8. MI. e P. ripiglia. — 6. T., MI. e P. riaentire. — 11. T. faccia, MI. e Mr. Dove vorai che mai se aazn; P. Deh! dove vorrai tu che. — 14. T., MI. (j Mr. chi.

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