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[St. 31-34] libro i. canto xviii 327

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31 Con tal proposto se pone a fuggire,
  Forte correndo sopra alla pianura;
  Il conte nulla pensa a quel fallire,
  Anci crede che il faccia per paura;
  Senza altro dubbio se il pone a seguire.
  E già son gionti ad una selva oscura;
  Aponto in mezo a quella selva piana
  Era un bel prato intorno a una fontana.

32 Fermosse ivi Agricane a quella fonte,
  E smontò dello arcion per riposare,
  Ma non se tolse l’elmo della fronte,
  Nè piastra o scudo se volse levare;
  E poco dimorò che gionse il conte,
  E come il vide alla fonte aspettare,
  Dissegli: - Cavallier, tu sei fuggito,
  E sì forte mostravi e tanto ardito!

33 Come tanta vergogna pôi soffrire
  A dar le spalle ad un sol cavalliero?
  Forse credesti la morte fuggire:
  Or vedi che fallito hai il pensiero.
  Chi morir può onorato, die’ morire;
  Chè spesse volte aviene e de legiero
  Che, per durare in questa vita trista,
  Morte e vergogna ad un tratto s’acquista. -

34 Agrican prima rimontò in arcione,
  Poi con voce suave rispondia:
  - Tu sei per certo il più franco barone
  Ch’io mai trovassi nella vita mia;
  E però del tuo scampo fia cagione
  La tua prodezza e quella cortesia
  Che oggi sì grande al campo usato m’hai,
  Quando soccorso a mia gente donai.

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