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[St. 3-6] libro i. canto xix 335

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3 Agrican combattea con più furore,
  Il conte con più senno si servava;
  Già contrastato avean più de cinque ore,
  E l’alba in orïente se schiarava:
  Or se incomincia la zuffa maggiore.
  Il superbo Agrican se disperava
  Che tanto contra esso Orlando dura,
  E mena un colpo fiero oltra a misura.

4 Giunse a traverso il colpo disperato,
  E il scudo come un latte al mezzo taglia;
  Piagar non puote Orlando, che è affatato,
  Ma fraccassa ad un ponto e piastre e maglia.
  Non puotea il franco conte avere il fiato,
  Benchè Tranchera sua carne non taglia;
  Fu con tanta ruina la percossa,
  Che avea fiaccati i nervi e peste l’ossa.

5 Ma non fo già per questo sbigotito,
  Anci colpisce con maggior fierezza.
  Gionse nel scudo, e tutto l’ha partito,
  Ogni piastra del sbergo e maglia spezza,
  E nel sinistro fianco l’ha ferito;
  E fo quel colpo di cotanta asprezza,
  Che il scudo mezo al prato andò di netto,
  E ben tre coste li tagliò nel petto.

6 Come rugge il leon per la foresta,
  Allor che l’ha ferito il cacciatore,
  Così il fiero Agrican con più tempesta
  Rimena un colpo di troppo furore.
  Gionse ne l’elmo, al mezo della testa;
  Non ebbe il conte mai botta maggiore,
  E tanto uscito è fuor di cognoscenza
  Che non sa se egli ha il capo, o se egli è senza.

Che non scia se egli ha il capo, o se egli è senza.

7, P. d' e8so,

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