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346 | orlando innamorato | [St. 47-50] |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Boiardo - Orlando innamorato I.djvu{{padleft:356|3|0]]
47 Al pro’ Ranaldo, che stava a guardare,
Par che la dama riceva gran torto,
Ed a lei disse: - Io te voglio aiutare,
Se ben dovessi teco esserne morto. -
Quando Marfisa lo sente arivare,
Ne prese alta baldanza e gran conforto,
Ed a lui disse: - Cavallier iocondo,
Poi che sei meco, più non stimo il mondo. -
48 Così dicendo la crudel donzella
Dà tra coloro e tocca il franco Oberto,
E tutto l’elmo in capo li flagella;
Gionse nel scudo, e in tal modo l’ha aperto,
Che da due bande il fe’ cader di sella.
Non valse al re Ballano essere esperto:
Marfisa con la man l’elmo gli afferra,
Leval di arcione e tral contra alla terra.
49 Fie’ maggior prova ancora il fio de Amone,
Ma non se ponno in tal modo contare,
Chè con lui se afrontarno altre persone,
Che Turpin non le seppe nominare.
Cinque ne fese insin sopra al gallone,
Ed a sette la testa ebbe a tagliare;
Dodeci colpi fe’ fuor di misura,
Onde ciascun di lui prese paura.
50 Ma crescìa ognora più la gente nova,
E sopra de lor duo sempre abondava,
Chè quei di drieto non sapean la prova
Qual sopra a’ primi Ranaldo mostrava.
- Voi non potreti far che indi mi mova! -
Ad alta voce Marfisa cridava
- Il mio tesoro e il mio regno vi lasso,
Se me forzati a ritornare un passo. -
9. T. e MI. cruda. — 12. MI. e Mr. il scudo e; P. il scudo ed. — 25. P, cresce.