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[St. 23-26] | libro i. canto xx | 357 |
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23 Da l’altra parte è la pugna maggiore
Tra il feroce Ranchera e il conte Orlando.
Quel mena del bastone a gran furore,
E questo li risponde ben col brando.
Già combattuto avean più de quattro ore,
L’un sempre e l’altro gran colpi menando,
Quando Ranchera gettò il scudo in terra
E ad ambe mano il gran bastone afferra.
24 E menò un colpo sì dismisurato
Che, se dritto giongeva quel gigante,
Non si serìa giamai raffigurato
Per omo vivo quel segnor de Anglante;
Gionse ad uno arbor, che era ivi da lato,
E tutto lo spezzò sino alle piante,
Le rame e il tronco, dalla cima al basso;
Odito non fu mai tanto fraccasso.
25 Vide la forza quel conte gagliardo
Che avea il gigante fuor d’ogni misura;
Subitamente smontò di Baiardo,
Chè sol di quel destriero avea paura.
Quando Ranchera li fece riguardo,
Veggendolo pedone alla verdura:
- Ben aggia Trivigante! - prese a dire
- Chè oramai questo non puotrà fuggire.
26 Prima che rimontar possi in arcione,
Te augurerai sei leghe esser lontano.
Or chi t’ha consigliato, vil stirpone,
Smontar a piede e combatter al piano?
E non mi giongi col capo al gallone,
Stroppiato bozzarello e tristo nano!
Che se io te giongo un calcio ne la faccia,
De là del mondo andrai ducento braccia. -
4. MI. risponde ben con il] Mr. riapondia con il. — 0. MI. o Mr. sempre luti e ; P. Sempre V un V altro. — 7. P. getta. — 11. P. Non saria giainmai piò. — 24. MI. poten) Mr. poteva.