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[St. 47-50] libro i. canto xx 363

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47 Per tal parole intese il fio de Amone
  Che Angelica è la dentro e Trufaldino;
  E in vero al mondo non ha due persone
  Chè più presto volesse a suo domìno.
  Al re ben portava odio per ragione,
  Alla dama non già, per Dio divino!
  Perchè essa amava lui più che ’l suo core;
  Ma incanto era cagion di tanto errore.

48 Voi la maniera sapeti e la guisa,
  Però qua non la voglio replicare.
  Ora rispose il principe a Marfisa:
  - Con teco son contento dimorare
  E star sotto tua insegna e tua divisa,
  Sin che abbi Trufaldino a conquistare;
  Ma già più oltra il partito non piglio,
  Chè il loco e il tempo mi darà consiglio. -

49 Così acordati, se accamparno intorno
  L’alta Marfisa e tutta la sua gente.
  Senza far guerra via passò quel giorno,
  Ma come a l’altro uscitte il sol lucente,
  Ranaldo armosse e pose a bocca il corno,
  Chiamando Trufaldino il fraudolente;
  Crida nel suono, e con molto rumore
  Renegato lo appella e traditore.

50 Quando il malvaggio da la rocca intese
  Che giù nel campo a battaglia è appellato,
  De l’alte mura subito discese
  Pallido in viso e tutto tramutato,
  Chiamando e’ cavallieri in sue diffese,
  Racordando a ciascun quel che ha giurato,
  Di combatter per lui sino alla morte,
  Alor che prima intrarno a quelle porte.

8. T. e MI. non ha. - 27. MI., Mr. o P. mura. — 30. MI., Mr. e P. ha g.

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