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[St. 23-26] libro i. canto xxii 391

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23 Queste parole e molte altre dicia
  Sempre fra denti, con voce orgogliosa.
  Ordauro al suo parlar non attendia,
  Ma con mente scaltrita ed amorosa
  Sotto la terra avea fatto una via,
  A ciascuno altro incognita e nascosa.
  Per una tomba chiusa intorno e scura
  Gionse una notte dentro ad Altamura.

24 E benchè egli arivasse d’improviso,
  Ch’io non stimavo quella cosa mai,
  Io il ricevetti ben con meglior viso
  Ch’io non facevo Folderico assai.
  Ancora esser mi par nel paradiso,
  Quando ramento come io lo baciai,
  E come lui baciomme nella bocca;
  Quella dolcezza ancor nel cor mi tocca.

25 Questo ti giuro e dico per certanza,
  Ch’io ero ancora vergine e polzella;
  Chè Folderico non avea possanza,
  Ed essendo io fanciulla e tenerella,
  Me avea gabata con menzogna e zanza,
  Dandomi intender con festa novella,
  Che sol baciando e sol toccando il petto
  De amor si dava l’ultimo diletto.

26 Alora il suo parlar vidi esser vano,
  Con quel piacer che ancor nel cor mi serbo.
  Noi cominciammo il gioco a mano a mano;
  Ordauro era frezzoso e di gran nerbo,
  Sì che al principio pur mi parve strano,
  Come io avessi morduto un pomo acerbo;
  Ma nella fin tal dolce ebbi a sentire,
  Ch’io me disfeci e credetti morire.

18. T. e Mr. ponzeUa. — 27. T., MI. e Mr. cominciamo. — 28. ìlì./riccio$o

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