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[St. 31-34] libro i. canto xxiii 409

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31 E se il suo brando non fosse legato
  Al destro braccio, come lui portava,
  Ben li serìa caduto al verde prato.
  Or Rabicano a gran furia ne andava,
  Perchè Ranaldo il freno avea lasciato,
  Nè dove fosse alor se ricordava;
  Ma di profondo spasmo e di dolore
  Ave perduto lo intelletto e il core.

32 Aquilante, de orgoglio e d’ira pieno,
  Per tutto intorno al campo lo seguìa;
  Ed avea preso al cor tanto veleno,
  Che così volontier morto l’avria,
  Come fosse un pagan, nè più nè meno.
  Ma ritornò Ranaldo in sua balìa;
  Proprio alor che Aquilante l’avea gionto,
  In sè rivenne vigoroso e pronto.

33 E, ritrovato il brando che avea perso,
  Voltò contra Aquilante il corridore,
  Acceso di furor troppo diverso;
  Con quanta forza mai puote maggiore,
  Lo gionse a mezo l’elmo nel traverso.
  Non valse ad Aquilante il suo valore,
  Nè l’arme fatte per incantamento,
  Chè stramortito perse il sentimento.

34 Ranaldo già nïente indugiava,
  Perchè era d’ira pieno a quella fiata,
  E l’elmo prestamente li slaciava,
  E ben gli avrebbe la testa tagliata:
  Ma Chiarïone la lancia arrestava,
  Così come era la cosa ordinata;
  Nè de lui se accorgendo il fio d’Amone,
  Di traverso il ferì sopra il gallone.

8. P. Avea. — 16. MI. e Mr. revene, — 28. MI. e Mr. E ben gihavrebbe', P. E ben gli avrebbe.

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