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[St. 47-50] libro i. canto xxiv 427

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47 Questa battaglia conviene esser presta,
  Perchè il serpente è di tossico pieno,
  E getta fumo e fiamma sì molesta,
  Che ti farebbe tosto venir meno;
  Ma stu potesti tagliarli la testa,
  Non dubitar di foco o di veleno,
  E piglia pur quel capo arditamente:
  Rompilo sì, che ne traggi ogni dente.

48 E questi denti tu seminerai
  In questa terra per te lavorata,
  E poi mirabil cosa vederai:
  Di tal semente nascer gente armata,
  Forte ed ardita, e tu lo provarai.
  Or va, che se tu campi a questa fiata
  E se tu porti di tal guerra onore,
  Di tutto il mondo pôi chiamarti il fiore.’

49 Non par che in quel libro altro più se scriva:
  Il conte prestamente lo serrava,
  Perchè il serpente già sopra gli ariva
  Con l’ale aperte, e gran furia menava,
  Gettando sempre foco e fiama viva.
  Con alto ardire Orlando l’aspettava;
  La bocca aperse il diverso dragone,
  Credendosi ingiottirlo in un boccone.

50 Ma, come piacque a Dio, nel scudo il prese,
  E tutto quanto l’ebbe dissipato.
  Era di legno, e sì forte se accese,
  Che presto e incontinente fu bruciato;
  E così il sbergo e l’elmo e ogni altro arnese
  Venne quasi rovente ed affocato:
  Arsa è la sopravesta, e il bel cimiero
  Ardea tuttora in capo al cavalliero.

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