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440 orlando innamorato [St. 39-42]

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39 Stavasi ’l conte quieto e vergognoso,
  Mentre la dama intorno il maneggiava;
  E benchè fosse di questo gioioso,
  Crescere in alcun loco non mostrava.
  Intra nel fine in quel bagno odoroso,
  E sè dal collo in giù tutto lavava,
  E poi che asciutto fu, con gran diletto
  Per poco spazio se colca nel letto.

40 E dopo questo la donzella il mena
  Intro una ricca zambra ed apparata,
  Dove posarno con piacere a cena,
  Chè vi era ogni vivanda delicata.
  Nel fin la dama con faccia serena,
  Standosi al collo a quel conte abracciata,
  Lo prega e lo scongiura con bel dire
  Che d’una cosa la voglia servire.

41 - D’una sol cosa, il mio conte, - dicia
  - Fammi promessa, e non me la negare,
  Se vôi che più sia tua ch’io non son mia,
  Chè a tal servigio me puoi comparare;
  Nè creder che aggia tanta scortesia,
  Che da te voglia quel che non puoi fare;
  Ma sol cheggio da te che per mio amore
  Mostri ad un giorno tutto il tuo valore.

42 E che non abbi al mondo alcun riguardo,
  Ma ch’io veda di te l’ultima prova,
  Perch’io starò a veder se sei gagliardo,
  Nè creder che d’adosso occhio te mova,
  Sin che a terra non vada ogni stendardo
  De la gente che in campo se ritrova;
  E ben so che farai ciò, se tu vôi,
  Perchè io conosco quel che vali e pôi.

6. P. Essa dal collo in già tutto 'l lavava. — 20. P. comperare.

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