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[St. 63-66] libro i. canto iii 61

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63 Ciò te dimando per cavalleria:
  Baron cortese, non me lo negare!
  Che me con tutta l’armatura mia
  Dentro d’un fiume tu debbi gettare,
  Perchè io son certo che poi si diria,
  Quando altro avesse queste arme a provare:
  Vil cavallier fu questo e senza ardire,
  Che così armato se lasciò morire. -

64 Piangea con tal pietate Feraguto,
  Che parea un giaccio posto al caldo sole,
  E disse a l’Argalia: - Baron compiuto,
  Sappialo Iddio di te quanto mi dole.
  Il caso doloroso è intravenuto:
  Sia quel che ’l celo e la fortuna vôle.
  Io feci questa guerra sol per gloria:
  Non tua morte cercai, ma mia vittoria.

65 Ma ben di questo te faccio contento:
  A te prometto sopra la mia Fede,
  Che andarà il tuo volere a compimento,
  E se altro posso far, comanda e chiede.
  Ma perch’io sono in mezo al tenimento
  De’ Cristïani, come ciascun vede,
  E sto in periglio, s’io son cognosciuto,
  Baron, ti prego, dammi questo aiuto.

66 Per quattro giorni l’elmo tuo mi presta,
  Che poi lo gettarò senza mentire. -
  Lo Argalia già morendo alcia la testa,
  E parve alla dimanda consentire.
  Qui stette Ferragù ne la foresta
  Sin che quello ebbe sua vita a finire;
  E poi che vide che al tutto era morto,
  In braccio il prende quel barone acorto.

4. MI. e Mr. tu me debe gitaró', P. fiume mi debbi. — 16. MI. e Mr. om m mia. — 21. MI. e P. il, — 23, Mr. Di,

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