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110 | orlando innamorato | [St. 47-50] |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Boiardo - Orlando innamorato III.djvu{{padleft:120|3|0]]
47 Quando il re franco del colpo se avvide,
Mena a due mano e il fren frangendo rode;
Sino alla carne ogni arma li divide,
E ’l gran rimbombo assai de intorno se ode.
Dice Gradasso, e tutta fiata ride:
- Se ben ti rado, fàcciati bon prode!
In questa volta più non te ne toglio,
Perchè a mio senno il pel non è ancor moglio. -
48 Diceva il conte: - Che bufonchie, che?
Prima che quindi te possi dividere,
Tante te ne darò che guai a te,
E insegnarotti in altro modo a ridere. -
Rispose a lui Gradasso: - Per mia fè!
Se omo del mondo me avesse a conquidere,
Esser potrebbe che fusti colui;
Ma in verità nè te stimo nè altrui.
49 Quando un tuo pare avessi alla centura,
Non restarei di correre a mia posta.
Se pur te piace, prova tua ventura:
Vieni oltra, vieni, e a tuo piacer te accosta. -
Orlando se avampò fuor di misura,
Dicendo: - Poco lo avantar ti costa;
Ma tra fatti e parole è differenzia,
Del che vedremo presto esperïenzia. -
50 Tuttavia parla e mena Durindana,
Ad ambe mano un gran colpo gli lassa;
Manda il cimiero a pezzi in terra piana,
E ’l copo col torchion tutto fraccassa.
Risuonò l’elmo come una campana,
E il re chinò giù il viso a terra bassa;
Di sangue ha il naso e la bocca vermiglia,
Perse una staffa e abandonò la briglia.
4. T. Il; Mr. El. — 9. Mr. Diceva el conte che buffon cliie che; P. Diceva il conte: Che bv/onchi, eh ? che, — lo. Mr. e P. potresti, — 24. Mr- e P. presto.