< Pagina:Boiardo - Orlando innamorato III.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.
[St. 23-26] libro iii. canto ix 137

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Boiardo - Orlando innamorato III.djvu{{padleft:147|3|0]]

23 Ben si suol dir: non falla chi non fa.
  Non so come mi sia di mente uscito
  Di farti noto che il destrier, che te ha
  Quasi condutto di morte al partito,
  Qualunche volta se gli dice: "Sta!"
  Non passarebbe più nel corso un dito;
  Ma, come io dissi, me dimenticai
  Farlo a te noto, e ciò mi dole assai. -

24 Rimase Bradamante satisfatta
  Per le parole ed anco per le prove,
  Chè, correndo il cavallo a briglia tratta,
  Come odiva dir: "Sta!" più non se move.
  La esperïenza fo più volte fatta;
  Al fin smontarno in su l’erbette nove,
  Sottesso l’ombra del fronzuto monte,
  Ove era un rivo e sopra a quello un ponte.

25 Quivi smontarno le due damigelle.
  Bradamante avia l’arme ancora intorno,
  L’altra uno abito biavo, fatto a stelle
  Quale eran d’oro, e l’arco e i strali e ’l corno;
  Ambe tanto legiadre, ambe sì belle,
  Che avrian di sue bellezze il mondo adorno.
  L’una de l’altra accesa è nel disio,
  Quel che li manca ben sapre’ dir io.

26 Mentre che io canto, o Iddio redentore,
  Vedo la Italia tutta a fiama e a foco
  Per questi Galli, che con gran valore
  Vengon per disertar non so che loco;
  Però vi lascio in questo vano amore
  De Fiordespina ardente a poco a poco;
  Un’altra fiata, se mi fia concesso,
  Racontarovi il tutto per espresso.

15. T. Se stesse. — 20. Mr. eron; P. Quello era.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.