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[St. 11-14] libro iii. canto ii 23

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11 Ma l’altra da levante, ove era entrato
  Il cavallier, se chiuse tutta quanta.
  La dama disse a lui: - Baron pregiato,
  Uscir de quindi alcun mai non se vanta,
  Se la biada che vedi in ogni lato,
  Prima non tagli, e se la verde pianta
  Qual vedi in mezo a quel campo felice,
  Prima non schianti in fin dalla radice. -

12 E Mandricardo senza altro pensare
  Entrò nel campo con la spada in mano,
  E, cominciando la biada a tagliare,
  Lo incanto apparve ben palese e piano;
  Chè ogni granetto se ebbe a tramutare
  In diverso animale orrendo e strano,
  Or leonza, or pantera, ora alicorno:
  Al baron tutti se aventarno intorno.

13 Come cadeva il grano in su la terra,
  In diverso animal se tramutava;
  Per tutto intorno Mandricardo serra,
  E sua prodezza poco gli giovava,
  Chè non se vidde mai sì strana guerra.
  La folta sempre più multiplicava
  De lupi, de leoni e porci ed orsi:
  Qual con graffi lo assalta, e qual con morsi.

14 Durando aspra e crudel quella contesa
  Quasi era posto il cavalliero al basso,
  E restava perdente de la impresa,
  Tanto era de le fiere il gran fracasso;
  Nè potendo più quasi aver diffesa,
  Chinosse a terra e prese in mano un sasso.
  Quel sasso era fatato; e non sapea
  Già Mandricardo la virtù che avea.

15. P. unicorno. - 17. P. omm. hi. — 18. Mr. transmutava ; P. trasmu- tava. — 23. P. porci ed orai. — 32. P. Mand. che virtute aven.

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