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8 | la cena de le ceneri |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Bruno - Cena de le ceneri.djvu{{padleft:23|3|0]]tisfazione di chi rimira, e giudica, viene ad istoriar, come dicono, la figura. Così al proposito leggete, e vedrete quel, che voglio dire. Ultimo si conclude quel benedetto dialogo con l’esser giunto a la stanza, esser graziosamente accolto, e cerimoniosamente assiso a tavola.
Vedrete il terzo dialogo, secondo il numero de le proposte del dottor Nundinio, diviso in cinque parti, de le quali la prima versa circa la necessità de l’una e de l’altra lingua; la seconda esplica l’intenzione del Copernico, dona risoluzione d’un dubbio importantissimo circa li fenomeni celesti, mostra la vanità del studio di perspettivi ed ottici circa la determinazione de la quantità di corpi luminosi, e porge circa questo nuova, risoluta, e certissima dottrina; la terza mostra il modo de la consistenza di corpi mondani, e dichiara, essere infinita la mole de l’universo, e che in vano si cerca il centro, o la circonferenza del mondo universale, come fusse un de’ corpi particulari; la quarta afferma, esser conformi in materia questo mondo nostro, ch’è detto globo de la terra, con li mondi, che son li corpi de gli altri astri, e ch’è cosa da fanciulli aver creduto, e credere altrimenti; e che quei son tanti animali intellettuali, e che non meno in quelli vegetano, ed intendono molti ed innumerabili individui semplici, e composti, che veggiamo vivere e vegetar nel dorso di questo; la quinta per occasion d’un argomento, ch’apportò Nundinio al fine, mostra la vanità di due grandi persuasioni, con le quali e simili Aristotele ed altri sono stati acciecati sì, che non viddero, esser vero e necessario il moto de la terra, e son stati sì impediti, che non han possuto credere, quello esser possibile; il che facendosi, vengono discoperti molti secreti de la natura sin al presente occolti.