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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Calani - Il Parlamento del Regno d'Italia, vol 2.pdf{{padleft:364|3|0]]modo quasi extra-legale, abbia probabilità di lunga vita; quindi non crediamo che il Sella debba avere, nel periodo in cui resterà di nuovo al potere, grandi imprese da compiere; ma non possiamo menargli troppo buono che si sia scelto a segretario generale il Saracco, l’avversario dichiarato del predecessore, cui è giocoforza al Sella di limitarsi ad emboiler le pas, l’uomo che si è guadagnata una meritata impopolarità col proporre un mal mascherato progetto di disarmamento, onde fare economie e ristabilire l’equilibrio nel nostro bilancio!

Tuttavia crediamo debba sapersi buon grado al Sella per le parole da esso proferite nella sessione straordinaria del consiglio municipale di Torino, seduta del 21 settembre, e queste parole anzi riproduciamo qui sotto a sua lode, estraendole dal processo verbale di quella seduta:

«Il consigliere Quintino Sella conviene con Ara nell’idea che il governo abbia commesso una serie di sconvenienze veramente inaudite (gli si perdoni questa frase assai esagerata, per non dir più, ch’egli ha creduto dover proferire come si gettava l’offa nelle fauci beanti del Cerbero) nel modo e nelle vie tenute nel far conoscere al pubblico l’esistenza e le condizioni del trattato.

«Quanto alle voci di cui ha fatto cenno il consigliere Chiaves, egli se ne spiega l’origine, dacchè, mentre tutti lamentano il malcontento che nascerebbe in queste popolazioni pel trasporlo della capitale in altra città fuora di Roma, alcuni paventano che questo malcontento giunga a segno da render possibile la separazione di parte del Piemonte dal rimanente di Italia. Ma se egli capisce voci di questa fatta in piazza e nei primi momenti di bollore, non potrebbe udirle in un consesso, come il Consiglio comunale, senza dichiararle un pericolo e una assurdità.

«Pericolo è, a di lui senso, dare occasione a dire che secondo il Consiglio comunale l’adozione del trattato equivale alla cessione di parte del Piemonte. Assurdo poi, secondo lui, il pensare che l’assetto d’Europa non debba progredire secondo le nazionalità ed i confini

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