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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Calani - Il Parlamento del Regno d'Italia, vol 2.pdf{{padleft:83|3|0]]Cesare Braico, dunque, nato nel 1822 in Brindisi da parenti devoti ai principi liberali, venne giovinetto in Napoli, si diede al cullo delle scienze naturali e professò medicina per tempo sotto gli ammaestramenti dell’illustre Dimitri. Nel vasto campo della scienza dove l’uomo s’avvezza a tenere per le loro chiome di fiamma le forze più formidabili della natura, egli acquista la superba coscienza della realtà umana, che gl’impedisce di umiliarsi innanzi al titanico fantasma del potere. Se dominati dalle loro sensazioni o dai loro interessi sovente gli artisti, i poeti, gli uomini politici ci hanno dato tristi esempi di debolezza e di servilità, i nomi dei Galileo, dei Cirillo, degli Arago, degli Humboldt rispondono sempre come simbolo della lealtà e della nobile fierezza, e su questi grandi tipi ispirandosi, Cesare Braico addivenne uno dei più ardenti campioni contro la tirannia della notte! Egli cospirò coi più distinti liberali del paese per distruggere gli oppressori e non esitò a gittare la sua vita sulla sanguinosa arena dove si giuocavano le sorti della tirannide e della libertà. Con pochi generosi promosse energicamente le agitazioni che respinsero sul labbro d’un re fedigrafo la menzogna d’una costituzione.

Il tradimento borbonico si smascherò, le barricate sursero, uno dei primi, il Braico vi salì, uno degli ultimi ne discese, insanguinalo come la disfatta, ostinato come la speranza della sua nazione.

Per isfuggire una morte ingloriosa, latitò undici mesi, ma infine fu ghermito e chiuso nelle gemonie ove il dispotismo cercava spegnere la vita della libertà. Undici anni di galera gli sfiorirono crudelmente la gioventù della bella persona, ma gl’incremcntarono la fede del cuore! Egli rimase tanto saldo a lei, per quanto la quercia si fa più forte alle scosse della bufera.

Quando la tirannide borbonica, credendolo indebolito, viene ad offrirgli la libertà a prezzo di umiliazione, egli rifiuta sdegnosamente il velenoso dono della tirannide e rimane incatenalo e superbo: la testa degli uomini liberi cade ma non s’inchina!

Dopo le galere viene l’esiglio — dopo le oscure notti della prigione, le nebbie dell’Inghilterra. In quest’ul-

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