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caduto, e il giorno

che nasce allor ch’ai nostri è giunto al fondo; e, rotto di natura ogni contrasto, 85ignota immensa terra al tuo viaggio fu gloria, e del ritorno [p. 18]

ai rischi. Ahi, ahi! ma conosciuto il mondo non cresce, anzi si scema, e assai piú vasto l’etra sonante e l’alma terra e il mare 90al fanciullin, che non al saggio, appare.

    Nostri sogni leggiadri ove son giti

dell’ignoto ricetto d’ignoti abitatori, o del diurno degli astri albergo, e del rimoto letto 95della giovane Aurora, e del notturno occulto sonno del maggior pianeta?[2] Ecco svaniro a un punto, e figurato è il mondo in breve carta; ecco, tutto è simile, e, discoprendo, 100solo il nulla s’accresce. A noi ti vieta il vero, appena è giunto, o caro immaginar; da te s’apparta nostra mente in eterno; allo stupendo poter tuo primo ne sottraggon gli anni; 105e il conforto perí de’ nostri affanni.

    Nascevi ai dolci sogni intanto, e il primo

sole splendeati in vista, cantor vago dell’arme e degli amori, che in etá della nostra assai men trista 110empiêr la vita di felici errori: nova speme d’Italia. O torri, o celle,

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