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o donne, o cavalieri,

o giardini, o palagi! a voi pensando, in mille vane amenitá si perde 115la mente mia. Di vanitá, di belle fole e strani pensieri si componea l’umana vita: in bando li cacciammo: or che resta? or poi che il verde è spogliato alle cose? Il certo e solo 120veder che tutto è vano, altro che il duolo. [p. 19]


    O Torquato, o Torquato, a noi l’eccelsa

tua mente allora, il pianto a te, non altro, preparava il cielo. O misero Torquato! il dolce canto 125non valse a consolarti o a sciôrre il gelo onde l’alma t’avean, ch’era sí calda, cinta l’odio e l’immondo livor privato e de’ tiranni. Amore, amor, di nostra vita ultimo inganno, 130t’abbandonava. Ombra reale e salda ti parve il nulla, e il mondo inabitata piaggia. Al tardo onore[3] non sorser gli occhi tuoi; mercé, non danno, l’ora estrema ti fu. Morte domanda 135chi nostro mal conobbe, e non ghirlanda.

    Torna torna fra noi, sorgi dal muto

e sconsolato avello, se d’angoscia sei vago, o miserando esemplo di sciagura. Assai da quello, 140che ti parve sí mesto e sí nefando, è peggiorato il viver nostro. O caro,

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