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xxxii. palinodia 123

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universal che terra e cielo abbraccia,
ogni nato sará. Ma novo e quasi
divin consiglio ritrovâr gli eccelsi
spirti del secol mio: che, non potendo
200felice in terra far persona alcuna,
l’uomo obbliando, a ricercar si diêro
una comun felicitade; e quella
trovata agevolmente, essi di molti,
tristi e miseri tutti, un popol fanno
205lieto e felice: e tal portento, ancora
da pamphlets, da riviste e da gazzette
non dichiarato, il civil gregge ammira.

  Oh menti, oh senno, oh sovrumano acume
dell’etá ch’or si volge! E che sicuro
210filosofar, che sapienza, o Gino,
in piú sublimi ancora e piú riposti
subbietti insegna ai secoli futuri
il mio secolo e tuo! Con che costanza
quel che ieri scherní, prosteso adora
215oggi, e domani abbatterá, per girne
raccozzando i rottami, e per riporlo
tra il fumo degl’incensi il dí vegnente!
Quanto estimar si dee, che fede inspira
del secol che si volge, anzi dell’anno,
220il concorde sentir! con quanta cura
convienci a quel dell’anno, al qual difforme
fia quel dell’altro appresso, il sentir nostro
comparando, fuggir che mai d’un punto
non sien diversi! E di che tratto innanzi,
225se al moderno si opponga il tempo antico,
filosofando il saper nostro è scorso!

  Un giá de’ tuoi, lodato Gino, un franco
di poetar maestro, anzi di tutte
scienze ed arti e facoltadi umane,

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