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xvii. consalvo 65

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  130Or tu vivi beata, e il mondo abbella,
Elvira mia, col tuo sembiante. Alcuno
non l’amerá quant’io l’amai. Non nasce
un altrettale amor. Quanto, deh quanto
dal misero Consalvo in sí gran tempo
135chiamata fosti, e lamentata, e pianta!
Come al nome d’Elvira, in cor gelando,
impallidir; come tremar son uso
all’amaro calcar della tua soglia,
a quella voce angelica, all’aspetto
140di quella fronte, io ch’al morir non tremo!
Ma la lena e la vita or vengon meno
agli accenti d’amor. Passato è il tempo,
né questo di rimemorar m’è dato.
Elvira, addio. Con la vital favilla
145la tua diletta immagine si parte
dal mio cor finalmente. Addio. Se grave
non ti fu quest’affetto, al mio ferètro
dimani all’annottar manda un sospiro. —

  Tacque: né molto andò, che a lui col suono
150mancò lo spirto; e innanzi sera il primo
suo dí felice gli fuggía dal guardo.

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