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la fanciulla e l’artista 107

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Ah dal dì che per questo aer diffusa115
  Di Sincero gemea la tibia agreste
  Al dolce afflato di più santa musa,

Nïun ti vide e t’adorò da queste
  Vaghe colline, o giovinetta eterna,
  Così beata mai, così celeste!120

Quante notti a la pallida lucerna
  Produsse insonni! e a l’etere stellato
  La più nova chiedea luce superna!

Quante volte languia mesto e sfidato
  Appiè de l’opra! E quante volte in essa125
  Rifiggea le pupille inebbrïato!

Da lo stigma del Genio intanto impressa
  Ridea la creta, e come desta uscia
  Da l’ombre la potente Eva promessa.

Già sul mare l’estiva aura languia,130
  Crescea l’oro pe’ campi, e già la vite
  Gravi le braccia fra le pioppe apria;

E armonïose a sera ivan gremite
  Le gondole su l’acque, onde d’argento
  La Tirrena lucea bruna Anfitrite;135

Quando al trepido artista a l’opra intento
  De la fanciulla risonò più lieto
  (Era un mattino) il popolar concento.

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