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128 | selim-bey |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Canti (Sole).pdf{{padleft:185|3|0]]
Un deserto in tempesta avrei varcato,445
Un mar di foco, per venirti al piede!
Oh, ch’io non abbia disïato invano
Porre sul cuore d’un leon la mano!
» Se pur non fia che dal mio sen trabocchi
Nel tuo l’affetto generoso ond’ardo,450
Procomberò beata ai tuoi ginocchi,
Da te chiedendo una parola, un guardo!
Mira la schiava, e le vedrai negli occhi
Ardere un cor, ch’esser non può codardo!
Le volgi un riso, e fulminata muore455
In un delirio d’infinito amore! — »
Ei tuttavia misterïoso e muto,
Ma con aria più mite e più serena,
Sovra un divan di candido velluto
Pallida la raccolse e senza lena.460
Come gesmin dal turbine abbattuto
Che i petali reclina in su l’arena,
A l’omero la fronte ella gli cesse,
Ed ei d’un braccio la ricinse e resse.
» Ed or non sai — le sussurrò — con queste465
Forme qual piaga mi rïapri in seno,
Tu fantasma d’un puro angiol celeste,
Che su me veglia... o vi vegliava almeno!
Non sai di che dolor, di che tempeste
Il cor de l’uomo, a cui ricorri, è pieno!470
Nè intender puoi quali memorie ascondi
Per questo petto che di pianto inondi!