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     Un deserto in tempesta avrei varcato,445
  Un mar di foco, per venirti al piede!
  Oh, ch’io non abbia disïato invano
  Porre sul cuore d’un leon la mano!

» Se pur non fia che dal mio sen trabocchi
  Nel tuo l’affetto generoso ond’ardo,450
  Procomberò beata ai tuoi ginocchi,
  Da te chiedendo una parola, un guardo!
  Mira la schiava, e le vedrai negli occhi
  Ardere un cor, ch’esser non può codardo!
  Le volgi un riso, e fulminata muore455
  In un delirio d’infinito amore! — »

Ei tuttavia misterïoso e muto,
  Ma con aria più mite e più serena,
  Sovra un divan di candido velluto
  Pallida la raccolse e senza lena.460
  Come gesmin dal turbine abbattuto
  Che i petali reclina in su l’arena,
  A l’omero la fronte ella gli cesse,
  Ed ei d’un braccio la ricinse e resse.

» Ed or non sai — le sussurrò — con queste465
  Forme qual piaga mi rïapri in seno,
  Tu fantasma d’un puro angiol celeste,
  Che su me veglia... o vi vegliava almeno!
  Non sai di che dolor, di che tempeste
  Il cor de l’uomo, a cui ricorri, è pieno!470
  Nè intender puoi quali memorie ascondi
  Per questo petto che di pianto inondi!

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