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selim-bey 131

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E a poco a poco ripigliò decoro,
  E il cor le rifiorì. Lungo i moreschi530
  Suoi molli appartamenti in urne d’oro
  Splendeano i fior’ più graziosi e freschi:
  Ambre, ottomane di gentil lavoro,
  Tende fiorate e lucidi rabeschi,
  Pendenti lampe d’alabastro, e mille535
  Gemme profuse e preziose armille.

Quando sciogliea la voce armoniosa
  De l’auree corde al fremito sposata,
  Pareva Uris cantante in ciel di rosa
  Da trasparenti nuvole velata.540
  Così l’ore traea l’avventurosa
  Giovinetta romita, amante amata,
  E omai serena su la sua fortuna
  I suoi raggi spandea la sesta luna.

Ma nel cuore d’Osmàn l’ira concetta545
  Più foscamente ardea. Dal dì fatale
  Che disparve da lui la giovinetta,
  Mai non levò la man dal suo pugnale.
  Industriosa e vigile vendetta
  Gli era perpetuamente al capezzale;550
  Ed ei fremendo sul Coran giurava
  Che viva o spenta rïavria la schiava.

E cento intorno prezzolate spie
  Il superbo lanciò, che d’anelanti
  Segugi in guisa per diverse vie555
  Corser, de l’ira del Pascià tremanti.

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